Esercizio critico ed educazione del pensiero
Esercizio critico ed educazione del pensiero
Di Francesco Berti*
*Ex insegnante di latino e greco al liceo classico Carducci
IL TIRRENO – PIOMBINO 19/01/2018
L’auspicio di una rinascita del liceo classico nella nostra realtà locale non può che essere accolto con favore: e questo non solo per ragioni sentimentali – le memorie di almeno tre generazioni di studenti (e di docenti) sono legate a filo doppio alla sua storia, iniziata negli anni cinquanta e, ahimè, interrotasi con l’ultima maturità del 2013 – ma per il semplice fatto che, a dispetto delle attrattive mirabolanti della cultura tecnologica, la formazione umanistica ha ancora tutto il diritto di rivendicare la sua sacrosanta necessità. Non si tratta di accantonare l’idea della modernità (che sarebbe di per sé cosa assurda), ma di ridare la giusta centralità a quelle pratiche pedagogiche che, già belle di per sé, hanno poi come “effetto collaterale” l’educazione del pensiero e la pratica dell’esercizio critico. Certo, le cose si possono fare in tanti modi, divertenti e noiosi, produttivi e sterili: ma il fatto è che il contatto con l’antico, con la sua profonda alterità rispetto all’oggi, è un’avventura emozionante, che permette di dare la giusta dimensione al mondo attuale, di comprenderne le ragioni storiche e – perché no? – di correggere i falsi miraggi. Studiare il latino e il greco (quando lo si fa sul serio!) è divertente, perché assomiglia ad un gioco in cui si mettono alla prova doti di intuizione, di creatività, ma anche di logica e di rigore costruttivo: un gioco “da grandi” che con il tempo modella la mente, come fa lo sport con il fisico. Insomma, non bisogna averne paura. Tanto più che lo stesso scientifico sollecita con forza il ritorno ad una visione “complessa” e non strettamente tecnica dei problemi. E l’educazione alla complessità, si sa, passa soprattutto attraverso l’abitudine a valorizzare tutte le mille sfaccettature della “dimensione – uomo”: quello che è, quello che è stato, quello che ha sognato o temuto o rifiutato di essere, quello che la ragione o la follia gli hanno di volta in volta suggerito. La letteratura – anche quella antica – è la cronaca del suo divenire, il suo diario più autentico.
Leggi l’articolo de Il Tirreno sul ritorno del classico a Piombino, di Cecilia Cecchi
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