Fa tappa al Tirreno il film contro il bullismo
Dal “Il Tirreno” del 3 gennaio 2012
Fa tappa al Tirreno il film contro il bullismo
di Chiara Castaldi
CECINA. «Può succedere di sentirsi rinchiusi in uno spazio senza via d’uscita, pensare di non essere capiti, messi da parte, derisi da tutti, può succedere di smettere di volersi bene e volersi arrendere». A quanti capita o è capitato fare questi pensieri? A qualcuno, senza ritorno. Presto. Troppo presto. Sono anche i pensieri del protagonista del film “Il fischio dell’arbitro”, quando, ormai adulto, riflette sull’assurdo proposito di gettarsi dal parapetto del tetto della sua scuola, dove, ragazzo, l’aveva portato l’esasperazione per le vessazioni ricevute da alcuni compagni di classe. Il cortometraggio, prodotto dall’associazione Cultura e turismo di Cecina, su commissione dell’Ufficio scolastico provinciale di Livorno, e destinato a girare nelle scuole, è stato proiettato qualche giorno fa al cinema Tirreno di Cecina, insieme ad altre due pellicole, all’interno di una rassegna sul tema del bullismo, proposta dal Centro studi commedia all’italiana di Castiglioncello, col progetto “Lanterne Magiche”. Alle proiezioni, cui hanno partecipato alcune classi delle medie Galilei e del liceo Fermi di Cecina, erano presenti gli autori. La produzione cecinese è stato ospite della redazione de Il Tirreno. Vi hanno partecipato anche attori professionisti conosciuti dal grande pubblico, come Sergio Forconi attore di teatro e cinema famoso per la scena cult in “Berlinguer ti voglio bene” in cui introduce il momento “curturale” del dibattito femminista; l’altro è Giancarlo Bertolotti, noto per le partecipazioni a fiction televisive come “Ris”, “Distretto di Polizia” e “I Cesaroni”. Il film è diretto dal video maker romano Nicolò Cappuccilli, che è autore anche del soggetto, insieme al presidente dell’associazione Cultura e turismo, Franco Lanzilli e a Donatella Mariani, anche lei dell’associazione e conosciuta in zona in quanto responsabile dell’ufficio servizi cimiteriali del comune di Rosignano Marittimo. Tutti gli altri personaggi, compreso lo stesso protagonista, sono studenti del liceo Leon Battista Alberti di Piombino dove il film è stato interamente girato ed ambientato. «Pur lavorando anche in produzioni importanti – dice Bertolotti: ho accettato di partecipare a questo film perché credo nel tema e spero che possa servire ad aprire gli occhi a molti. Accetto le proposte di lavoro se mi piacciono i ruoli e in questo caso non ho avuto dubbi. Il mio personaggio è un professore distratto che svolge il suo lavoro come se ricoprisse un ruolo senza guardare o voler guardare oltre quel ruolo e non vede ciò che accade sotto i suoi occhi, per noia, per evitare scocciature». «Il film – aggiunge il regista – non dà ricette su come si possa arrestare questo fenomeno o impedire che causi danni irreparabili, ma piuttosto dà dei suggerimenti, offre degli spunti di riflessione; ad esempio sull’importanza delle figure che stanno attorno al ragazzo, in particolare gli adulti, che possono e devono essere delle guide, dei punti di riferimento per i giovani: gli insegnanti, i genitori, il preside, il bidello». Un film dove però c’è anche un protagonista nascosto: il silenzio, complice dell’isolamento del ragazzo. Quello del protagonista, che si chiude in sé, quello di chi gli sta intorno, che ignora la situazione. Sarà proprio la rottura di questo pericoloso silenzio a salvare il giovane. Funzione catartica affidata al bidello Livio, interpretato in maniera toccante da Forconi, e ad Elena una compagna di classe dolce e sensibile, l’unica capace di vedere in quel ragazzo timido e introverso qualcosa di speciale. E proprio loro, guarda caso, sono gli unici personaggi “parlanti” del film. Una ruolo quello di Livio del quale lo stesso protagonista, ormai cresciuto e diventato a sua volta professore nel liceo che frequentava da ragazzo, riconoscerà l’importanza: «dopo quella volta – dice Matteo adulto – trovai la forza di parlare e rimisi la palla al centro del campo». Forza che trova proprio grazie a quelle semplici ma dirette parole del bidello Livio, le uniche capaci, con una metafora calcistica, di dissuadere il giovane Matteo dal suo assurdo proposito; parole efficaci, forse, proprio in quanto vicine al suo linguaggio di giovane appassionato di calcio e tifoso della Fiorentina (passione che condivide col bidello): «non si può abbandonare la partita prima che l’arbitro abbia fischiato».